I rischi dell’inquinamento luminoso
Il fenomeno dell’inquinamento luminoso è un’alterazione che nasce dall’introduzione di luce artificiale ed indesiderata all’interno di un determinato ambiente; questa emissione di luce, a seconda del luogo, può provocare danni ambientali, economici e culturali.
Inquinamento luminoso: ecco da dove deriva
Le zone maggiormente colpite dall’inquinamento luminoso sono quelle dei grandi centri abitati, soprattutto se vi sono presenti fabbricati operativi sia di giorno che di notte. Questo problema, infatti, nasce principalmente a causa dell’elevata presenza di lampioni poco efficienti che disperdono più luce di quella realmente necessaria; la loro illuminazione, inoltre, è volta prevalentemente verso il cielo, offrendo così una luminosità di tipo parziale a terra. A questo proposito, è sufficiente pensare alle luci poste sopra ai monumenti oppure a quelle situate sopra le fabbriche; è proprio a causa della loro pessima efficienza energetica che si hanno danni rilevanti per la natura e la società stessa.
I principali danni
I danni derivanti dall’inquinamento luminoso sono diversi, ma il più evidente è sicuramente quello provocato alla volta celeste; a causa dell’eccessiva illuminazione, infatti, per gli astronomi è diventato sempre più difficile poter osservare le stelle ed i pianeti, se non tramite l’ausilio di sonde e strumentazioni di tipo elettrico.
Inoltre, un tema importante e strettamente connesso all’inquinamento luminoso è quello legato allo spreco energetico. Oltre ad essere un problema dal punto di vista economico, infatti, è un problema anche per l’abbagliamento urbano; il passaggio da ambienti sovrailluminati ad altri con luci meno intense, ad esempio, può essere molto pericoloso per gli automobilisti che, abbagliati, potrebbero non essere in grado di distinguere al meglio eventuali ostacoli.
Infine, l’inquinamento luminoso provoca danni importanti anche all’ambiente e alla salute dell’uomo; animali come pipistrelli o gufi sono, spesso, disorientati dalla presenza di troppe ore di luce.
Questo costituisce un problema anche per l’uomo che necessita di un regolare ciclo di buio e luce; una presenza, anche piccola, di luce durante le ore notturne inibisce la produzione di melatonina rallentando, così, il metabolismo, il ritmo cardiaco e respiratorio.
La normativa in Italia
In Italia sono presenti tre norme principali (UNI10819, UNI10439, UNI9316) che, in accordo con le richieste e le esigenze dell’ordine dei medici e delle associazioni ambientaliste, indicano alcune regole da seguire per limitare i danni provenienti dall’inquinamento luminoso.
In primo luogo, è molto importante scegliere adeguati apparecchi illuminanti sulle strade; è necessario optare per lampioni che, grazie a calotte chiuse e semisferiche, siano in grado di direzionare la luce solo ove necessario. In questo modo, potranno essere evitate le dispersioni luminose verso l’alto o, quantomeno, se ne diminuirà l’intensità luminosa.
Inoltre, i Comuni dovrebbero limitare del 10% circa il flusso luminoso verso l’alto; tutti questi accorgimenti, oltre a migliorare la situazione dell’eccessiva illuminazione, apportano anche benefici dal punto di vista economico.
Infine, la normativa vigente sta cercando di circoscrivere i luoghi nei quali è necessario avere un’illuminazione maggiore.
Piemonte e Lombardia sono tra le Regioni più attive e sensibili verso questo problema; Trentino Alto Adige, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna, invece, sono ancora prive di una specifica legge contro l’inquinamento luminoso.