Stufe a biomassa, cosa sono, funzionamento e prezzi
I combustibili fossili sono poco green. I più attenti all’ecologia, all’indomani da questa rivelazione, hanno puntualmente provveduto a fare tutto ciò che era in loro potere per ridurre gli sprechi ed evitare di inquinare. In cosa si traduce tutto ciò in termini di riscaldamento domestico? Semplice, nel ricorso alle stufe a biomassa.
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Perché scegliere una stufa a biomassa?
Se si è convinti della necessità di salvaguardare in qualche modo la salute del nostro pianeta, si opterebbe così sicuramente per una soluzione sostenibile. Radiatori e condizionatori infatti sono alimentati da carbon fossile o derivati ed il loro impiego si traduce anche in un discreto spreco di risorse. Metterli in funzione tra l’altro significa anche rilasciare nell’atmosfera un grosso quantitativo di anidride carbonica che, moltiplicata per tutte le persone che fanno abitualmente uso dell’uno o dell’altro mezzo di riscaldamento, non può che voler dire inquinare inutilmente l’aria che respiriamo.
Perché inutilmente? Perché le stufe a biomassa rappresentano in tal senso una valida alternativa. Inoltre queste ultime possono tranquillamente riscaldare ambienti più o meno estesi della casa, il loro costo di installazione è trascurabile e consentono all’utente medio di riscontrare un sostanzioso risparmio in bolletta. Insomma: se non volete farlo per l’ambiente fatelo almeno per il vostro portafogli!
Il funzionamento delle stufe a biomassa
Una stufa a biomassa può essere essenzialmente alimentata dai rifiuti che, quotidianamente, ciascuno di noi produce. La loro combustione infatti genera nell’ambiente circostante delle alte temperature. All’interno del serbatoio in cui il materiale organico viene bruciato si raggiungono mediamente dai 600° ai 1200°, così, tanto per avere un’idea del potere di riscaldamento di una stufa a biomassa.
Questo metodo di combustione rilascia comunque nell’aria dei quantitativi non indifferenti di anidride carbonica. Verissimo, ma questa tecnologia viene comunque considerata eco-friendly perché l’emissione di CO2 a cui si fa riferimento è quella che comunque il materiale di scarto avrebbe generato decomponendosi. Gli equilibri naturali insomma non vengono in alcun modo alterati e si eliminano dei rifiuti evitando di ricorrere alle discariche, argomento verso il quale nel nostro paese bisognerebbe sensibilizzare un po’ di più l’utenza.
I rifiuti da biomassa
In molti si staranno chiedendo quale genere di rifiuto può essere utilizzato per alimentare una stufa a biomassa. La risposta, l’avevamo già accennato prima, è qualsiasi genere di scarto organico presente in casa. Ci si può quindi avvalere di legname, frutta andata a male, bucce, residui vari, materiali agroalimentari, e così via.
In commercio esistono anche, ed è quasi un paradosso, delle fonti di biomassa precostituite. Queste, è qui che sta il paradosso, non inquinano in fase di combustione, ma il meccanismo di preparazione e confezionamento danneggia i terreni.
Il costo delle stufe a biomassa
Come anticipato qualche riga indietro, installare una stufa a biomassa non è per niente una spesa esosa, anzi. Il problema sta piuttosto nell‘acquisto della caldaia adatta a servire un’abitazione dall’estensione media. Questo gingillo infatti costa mediamente intorno alle 5000 euro.
Prima di rinunciare a qualsiasi buon proposito però soffermatevi un attimo a riflettere su un piccolo dettaglio. Il prezzo della caldaia è indubbiamente alto. L’installazione di questo dispositivo ecologico però può essere sovvenzionato in buona parte dallo Stato che concede in molti casi sgravi fiscali sull’acquisto dello stesso. Inoltre, come specificato già, i costi in questione verrebbero presto ammortizzati dal risparmio sulla bolletta del gas o dell’energia elettrica.
In qualche anno l’intera cifra sborsata per portare a termine l’operazione sarebbe riassorbita nel budget familiare. Intanto vi sarete goduti il tepore di casa, avrete eliminato i rifiuti in maniera rapida ed utile ed avrete tutelato l’ambiente ed indirettamente la vostra salute.